Dopo aver visto il film "Dickens - L’uomo che inventò il Natale", film del 2017 diretto da Bharat Nalluri, che ha diretto nel 2008 anche Miss Pettigrew (un altro bellissimo film che ti consiglio), ho fatto questa riflessione:  per chi ha fatto della scrittura il proprio lavoro, vivere il blocco dello scrittore, in cui le parole e i pensieri non collaborano nella stesura del testo, è un ostacolo impegnativo da superare. Inoltre penso che un tempo, quando non potevi digitare "blocco dello scrittore" sulla tastiera per avere suggerimenti su come uscirne, fosse molto più pesante da risolvere, tanto più se avevi una famiglia numerosa da mantenere.

Trama - Nel 1843 il famoso scrittore britannico Charles Dickens è reduce da tre insuccessi e si trova in difficoltà economiche. Determinato a uscire da questa situazione, l'uomo decide di scrivere un racconto natalizio e auto-pubblicarlo nell'arco di soli due mesi, ma la mancanza di ispirazione lo perseguita. Dickens deve inoltre affrontare i suoi demoni personali e si trova a conversare spesso con il personaggio immaginario di Ebenezer Scrooge, riuscendo infine a completare uno dei racconti che hanno maggiormente celebrato e creato la magia del Natale.

Dan Steven interpreta Charles Dickens.

Nel film Dickens è interpretato da un bravissimo e camaleontico Dan Stevens, tra l'altro interprete "digitale" de "la bestia" nella trasposizione live action di "La Bella e la Bestia" uscito sempre nel 2017 e diretto da Bill Condon.

Tornando al film su Dickens, mi ha incantato tutto: sceneggiatura, regia, attori, tutti bravissimi.

Lo scrittore Charles Dickens.

Inoltre mi è molto piaciuto come esce Dickens da un ipotetico blocco dello scrittore, riconciliandosi con il passato di dolore e accettando la sua "ombra" che aveva relegato e insabbiato dentro di sé, per darsi la possibilità di ricominciare a vivere creandosi una nuova identità.

Dentro di sé però il dolore del passato rimane e solo quando affronta i ricordi dolorosi, recandosi nella vecchia e abbandonata fabbrica  di lucido per scarpe in cui è stato costretto a lavorare da piccolo, riesce a superare non solo il blocco dello scrittore, ma anche quello che impediva all’amore di fluire liberamente dentro di sé. 

Rivivere da adulto la scena di un piccolo Charles spaventato e solo, abbandonato dalla famiglia che lo ha costretto ad un’esperienza atroce, lo aiuta a perdonare il padre e a prendersi cura non solo del suo piccolo interiore ma anche di farsi portavoce, attraverso i suoi romanzi, di un’infanzia maltrattata e senza alcuna tutela.

Le parti della sua personalità rifiutate quali debolezza, vulnerabilità, solitudine, paura, arroganza, egoismo, prendono vita nel personaggio di Scrooge, uomo cinico ed egoista, una presenza che solo lui vede e che inizia a seguirlo ovunque vada, interagendo e parlandogli mentre egli tenta di scrivere il nuovo libro.
Molto bella la scena in cui affronta questo personaggio meschino e indisponente con un’esplosione di consapevolezza che porta finalmente pace e riconciliazione nel suo cuore.

Come per lo scrittore, anche la nostra ombra ci accompagna, ben nascosta in qualche parte dentro di noi stessi dal momento che non ne siamo per niente fieri.
Tuttavia, non volerla vedere e accettare, comporta che essa trovi comunque il modo di interagire con noi, magari boicottandoci e rendendo complicata la nostra vita.
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