Ho conosciuto lo scrittore/guardiacaccia Giancarlo Ferron
grazie alla sua disponibilità di mettersi in gioco con l’Associazione Life in Progress di cui sono la vicepresidente.
La nostra prima collaborazione risale alla Rassegna BenEssere del 2015, dedicata all’ambiente e alle emozioni, in cui gli chiedemmo di parlarci del "silenzio”.
Lui accettò volentieri anche perché si trattava di una
richiesta nuova in quanto, di solito, lo invitavano solo per presentare i suoi
nuovi libri.
Quella sera presentammo comunque uno dei suoi scritti, La mia montagna, da cui ho tratto il seguente brano:
Quella sera presentammo comunque uno dei suoi scritti, La mia montagna, da cui ho tratto il seguente brano:
"Era un freddo
giorno di gennaio e stavo scrivendo questo libro. A un certo punto mi aggredì
un’inquietudine incontrollabile che m’impedì di continuare. Fulmini
violentissimi cominciarono a guizzarmi nella memoria. Erano apparizioni
brevissime, strappate dai ricordi, che mostravano luoghi delle mie montagne in
maniera talmente chiara che mi sembrava di essere lì.
Mi dissi che
forse ero stanco e avevo bisogno di quattro passi. Uscii di casa, ma
l’inquietudine aumentò: percepii la voce e la forza di una bestia selvaggia che
mi rugliava dentro e cercava di uscire dalla gabbia dell’inconscio.
D’istinto
presi una stradina che porta sul colle di san Lorenzo, vicino a casa mia, dove
sorge una chiesetta medioevale. È un posto tranquillo che permette di uscire
dalla piattezza del paese.
Rimasi lì a passeggiare nei dintorni per delle ore, cercando di capire che cosa mi stava accadendo. Dalla collina si vedono alcune delle mie montagne e, senza accorgermene, con lo sguardo cominciai a precorrerne il profilo.
Rimasi lì a passeggiare nei dintorni per delle ore, cercando di capire che cosa mi stava accadendo. Dalla collina si vedono alcune delle mie montagne e, senza accorgermene, con lo sguardo cominciai a precorrerne il profilo.
Era un segno
netto, una specie di messaggio che la forza della terra aveva scritto nella
limpidezza crepuscolare del cielo.
Avvertii un richiamo forte che la mia bestia
interiore sentiva da molto tempo: capii che dovevo partire e camminare da solo,
per giorni, lungo tutto quel segno."
Le parole scritte da Giancarlo hanno la capacità di parlare direttamente alla mia anima e di emozionarmi.
Quando le leggo a voce alta, per prepararmi a leggerle in pubblico, mi commuovo sempre profondamente.
Queste poche righe che ho trascritto da "La mia montagna" ricordo che mi hanno confermato una realtà interiore che lui ha così bene descritto.
C’è
qualcosa dentro di noi che vuole comunicarci qualcosa.
Quindi se siamo
disponibili all’ascolto senza pensare che è un miraggio della mente, perché non
lo è, e se non soffochiamo questo invito all’ascolto, faremo esperienze che ci
faranno crescere nutrendo al contempo la nostra anima.
Molte persone hanno
rinchiuso da troppo tempo quella voce selvaggia che desidera solo essere libera.
Questa voce, imprigionata, prima di crollare esausta ha tentato di comunciare con noi e, di pari passo al calare della sua energia, qualcosa dentro di noi si spegneva.
Questa voce, imprigionata, prima di crollare esausta ha tentato di comunciare con noi e, di pari passo al calare della sua energia, qualcosa dentro di noi si spegneva.
Spesso la nostra parte profonda si ritrae per lasciarci fare da soli, in una vita con ritmi frenetici
che non ha tempo per ascoltare nessuno, noi stessi in primis.
L’intuito, o l’istinto come lo chiama Giancarlo Ferron, ci offre continuamente indicazioni
che possiamo seguire se abbandoniamo il timore di essere strani o... fuori di
testa.
È vero: non ci siamo abituati. A volte può farci paura, come abbiamo paura di abbracciare una vita più vera, più nostra.
È vero: non ci siamo abituati. A volte può farci paura, come abbiamo paura di abbracciare una vita più vera, più nostra.
Tu che mi leggi percepisci la forza e il desiderio della tua
“bestia selvaggia” che cerca di uscire dalla gabbia del tuo inconscio?
E ti fidi del tuo intuito?
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